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Ero una giovane promessa del tennis di quartiere quando sottraevo a mio padre le copie de Il Giorno, per leggere di come la scollatura della affascinante ex Miss Universo divenuta signora Ramirez avesse distolto l'attenzione del cronista dalle gesta del marito sul centrale del Foro Italico.
Molti anni dopo, quando eravamo in molti a godere delle inimitabili telecronache in coppia con Rino Tommasi, complice una lettera alla quale inaspettatamente rispose, ebbi la fortuna di conoscerlo personalmente e il piacere di apprezzare nei successivi incontri quella visione così sobria, distaccata, talvolta critica, ma sempre appassionata del tennis moderno.
Ci trovammo l'ultima volta a Wimbledon, 5 anni fa, cortese come sempre, come sempre più incline a parlare di letteratura che di tennis, confessando che avrebbe smesso di seguire il circuito, ormai inesorabile l'età e la salute non più confortante.
Mi rimangono i suoi libri, con delle dediche autografe, sempre argute.
Soprattutto rimane il ricordo di un uomo che narrava lo sport come pochi altri.
Come disse una volta Tommasi "Clerici potrà anche non dirvi chi ha vinto, ma lo dirà come nessun altro sa fare".
Mancherà.

È giusto ricordare un professionista di una scuola che oggi, ma non da oggi, sarebbe bello riavere.