Non so...
Ho avuto occasione di fare una chiacchierata con il prof Eco a casa di amici comuni un'estate a Bologna, una cena di parecchi anni fa...
Ritengo che Eco patisse del mio stesso problema: credo entrambi amassimo le persone e detestassimo la gente, da cui il suo atteggiamento supponente in pubblico che scompariva nel privato...
A tu per tu ho incontrato una persona incredibilmente colta e piacevole, ironico e pungente pure parlando di semantica....
Per quanto riguarda il romanzo "Il Nome della Rosa" a mio parere è stupendo perché si tratta di una cattedrale dall'architettura composita che si può leggere come un intrigantissimo romanzo giallo, ma anche come un trattato di filosofia sui generis, un libro di storia piuttosto accurato, uno spaccato su semiologia e semantica del quattordicesimo secolo.
Ogni fruitore sceglie il piano semantico preferito. Variando prospettiva di pagina in pagina.
Non ho apprezzato particolarmente il film di Annaud per la scelta commerciale di riferire gli accadimenti ad una quotidianità contemporanea.
Per capirci, se vedo sullo schermo una contadina ventenne del 1380 e la ragion di stato del cinema me la propone come una splendida modella, ben nutrita, con folti capelli e denti perfetti e bianchissimi,
viene interrotta la sospensione dell'incredulità che sta alla base di ogni buon racconto...
E così molti aspetti del film...già la scelta dei caratteri principali, Sean Connery e Christian Slater, due bei figoni che non rispecchiano molto l'identità, i modi di parlare, guardare, vivere di due monaci (un francescano ed un benedettino) del trecento...
Detto ciò ho apprezzato parecchio la scelta dei caratteri secondari, i vari fraticelli dai visi mostruosi e cinematografici. Molto in parte Ron Perlman, che molti hanno conosciuto con SoA, interprete di un geniale fratello Salvatore....
Interessanti le parti di divulgazione sul Segalelli e su Dolcino, sul Rubello, così come le prime pagine di ricostruzione storica dedicate al rapporto tra impero di Federico e chiesa di Giovanni XXII di Avignon, ed affascinanti le ipotesi sul casus belli: il secondo libro della Poetica (la Commedia) mai scritto - e scomparso. Benché si parli di un libro mai scritto e probabilmente mai concepito da Aristotele risulta credibilissimo!!!
Splendidi gli incisi di frate Ubertino da Casale.
Interessante che Annaud scriva nei titoli di testa "palinsesto del romanzo di Umberto Eco" e non "tratto da".
Credo sia stato l'unico modo per far digerire ad Eco la trasposizione cinematografica del suo romanzo...
