Vendita Street Bob

[Massimo]

Se non la vendo...me ne faccio una ragione

Mi sembra giusto.

[Mechano]

A causa di un intervento al ginocchio che rende molto pericoloso un eventuale trauma, ho deciso di vendere la mia moto. Obtorto collo! Molto obtorto!

Oh nel 2016 mi sono fratturato anch'io piatto tibiale del ginocchio.
Ma la moto non l'ho venduta.
Ho fatto di tutto per guarire al meglio e poter tornare a guidare.
Le operazioni hanno riporistinato la funzionalità del ginocchio. E sono tornato a guidare.

[Palmambrogio]

Mio caro Grifo questo mi sembra palesemente un incentivo a non mollare l'amata motocicletta.
Che siamo noi ordunque privati di ciò che più ci piace, quando intorno a noi siamo circondati da tutto e anche da di più.
Rischiare o non rischiare questo è il dilemma. Ma la vita alla fine dei conti è tutta un rischio dall'inizio alla fine a meno di non vivere dentro un bunker svizzero fino alla fine dei propri giorni.

[Sedicesima Grifo]

Nel 1988 ho rotto il crociato, il collaterale ed un menisco. Come militare sono andato nella Folgore, dopo aver fatto agonismo in atletica.
Nel 2001 ho rifatto il crociato, tutti i menischi rimasti e un trapianto di cartilagine ma, poi, ho guidato moto senza problemi.
La questione, oggi, è però diversa: non è il movimento o un eventuale fastidio a causare problemi ma il fatto che cadendo il rischio è la frantumazione in tanti piccoli pezzetti delle ossa su cui è innestata la protesi (totale) che ho messo al ginocchio. In questo caso sarebbe molto complesso rimetterci mano, lungo e pure piuttosto doloroso.
Avendo già avuto 6 operazioni alle ginocchia, con causa iniziale un incidente sportivo, come dire...potendo evitare il rischio di un settimo intervento complesso, tenderei ad evitarlo.
Obtortissimo collo. Tanto che se non la vendo come dico io la tengo.
Non è certo la "paura di farmi male" a fermarmi. Ciò che ho fatto nella mia vita dopo il primo intervento (che mi procurò pure un bel coma per via di un farmaco) testimonia che non è quello il problema.
In sincerità ci vuole molta più forza a rinunciare a qualcosa che piace rispetto a non rinunciarci affermando che nulla ci ferma. Ma la realtà è che non abbiamo la forza di dire stop.

[Massimo]

Grifo ha ragione, è più difficile rinunciare a qualcosa a cui si tiene che tenersela.
Poi ci sono anche i casi estremi, in cui una cosa a cui tieni e che mai daresti via in qualche maniera te la tolgono per forza..
Ma questo è un altro discorso.
A volte però succede che, quella cosa a cui si tiene che sia essa una moto o altro, diventa per alcuni l'ultimo baluardo di una vita normale.
O forse il termine migliore è l'ultimo ricordo di una vita normale.
Si va di caso in caso ovviamente.

[Sedicesima Grifo]

Vero, Massimo. Verissimo. Capisco perfettamente quello che scrivi.

[Massimo]

Vero, Massimo. Verissimo. Capisco perfettamente quello che scrivi.

[Mechano]

Nel 1988 ho rotto il crociato, il collaterale ed un menisco. Come militare sono andato nella Folgore, dopo aver fatto agonismo in atletica.
Nel 2001 ho rifatto il crociato, tutti i menischi rimasti e un trapianto di cartilagine ma, poi, ho guidato moto senza problemi.
La questione, oggi, è però diversa: non è il movimento o un eventuale fastidio a causare problemi ma il fatto che cadendo il rischio è la frantumazione in tanti piccoli pezzetti delle ossa su cui è innestata la protesi (totale) che ho messo al ginocchio. In questo caso sarebbe molto complesso rimetterci mano, lungo e pure piuttosto doloroso.
Avendo già avuto 6 operazioni alle ginocchia, con causa iniziale un incidente sportivo, come dire...potendo evitare il rischio di un settimo intervento complesso, tenderei ad evitarlo.
Obtortissimo collo. Tanto che se non la vendo come dico io la tengo.
Non è certo la "paura di farmi male" a fermarmi. Ciò che ho fatto nella mia vita dopo il primo intervento (che mi procurò pure un bel coma per via di un farmaco) testimonia che non è quello il problema.
In sincerità ci vuole molta più forza a rinunciare a qualcosa che piace rispetto a non rinunciarci affermando che nulla ci ferma. Ma la realtà è che non abbiamo la forza di dire stop.

Si va pianooooooo.
Si cambia stile di guida. Ci si gode del rumore, delle vibrazioni, del motore e delle stradine. Si acquisisce prudenza e si entra nell'ottica che la vita va goduta senza paure e paranoie. Se hai paura innesti i presupposti perché accada.
Se non te ne frega nulla e vivere è l'obiettivo, non si creano i presupposti...

[stein]

Nel 1988 ho rotto il crociato, il collaterale ed un menisco. Come militare sono andato nella Folgore, dopo aver fatto agonismo in atletica.
Nel 2001 ho rifatto il crociato, tutti i menischi rimasti e un trapianto di cartilagine ma, poi, ho guidato moto senza problemi.
La questione, oggi, è però diversa: non è il movimento o un eventuale fastidio a causare problemi ma il fatto che cadendo il rischio è la frantumazione in tanti piccoli pezzetti delle ossa su cui è innestata la protesi (totale) che ho messo al ginocchio. In questo caso sarebbe molto complesso rimetterci mano, lungo e pure piuttosto doloroso.
Avendo già avuto 6 operazioni alle ginocchia, con causa iniziale un incidente sportivo, come dire...potendo evitare il rischio di un settimo intervento complesso, tenderei ad evitarlo.
Obtortissimo collo. Tanto che se non la vendo come dico io la tengo.
Non è certo la "paura di farmi male" a fermarmi. Ciò che ho fatto nella mia vita dopo il primo intervento (che mi procurò pure un bel coma per via di un farmaco) testimonia che non è quello il problema.
In sincerità ci vuole molta più forza a rinunciare a qualcosa che piace rispetto a non rinunciarci affermando che nulla ci ferma. Ma la realtà è che non abbiamo la forza di dire stop.

Si va pianooooooo.
Si cambia stile di guida. Ci si gode del rumore, delle vibrazioni, del motore e delle stradine. Si acquisisce prudenza e si entra nell'ottica che la vita va goduta senza paure e paranoie. Se hai paura innesti i presupposti perché accada.
Se non te ne frega nulla e vivere è l'obiettivo, non si creano i presupposti...

Mech, il tuo ragionamento funziona ma solo per " Grifo, la strada e nessun altro".
Siccome ci sono in giro anche una pletora di teste di minchi@ va da sé che il rischio rimane.
E molto alto.
Visto lo storico di Grifo, e glielo ho già detto, io al suo posto avrei già salutato motociclismo, moto e compagnia cantante.

[Palmambrogio]

Nel 1988 ho rotto il crociato, il collaterale ed un menisco. Come militare sono andato nella Folgore, dopo aver fatto agonismo in atletica.
Nel 2001 ho rifatto il crociato, tutti i menischi rimasti e un trapianto di cartilagine ma, poi, ho guidato moto senza problemi.
La questione, oggi, è però diversa: non è il movimento o un eventuale fastidio a causare problemi ma il fatto che cadendo il rischio è la frantumazione in tanti piccoli pezzetti delle ossa su cui è innestata la protesi (totale) che ho messo al ginocchio. In questo caso sarebbe molto complesso rimetterci mano, lungo e pure piuttosto doloroso.
Avendo già avuto 6 operazioni alle ginocchia, con causa iniziale un incidente sportivo, come dire...potendo evitare il rischio di un settimo intervento complesso, tenderei ad evitarlo.
Obtortissimo collo. Tanto che se non la vendo come dico io la tengo.
Non è certo la "paura di farmi male" a fermarmi. Ciò che ho fatto nella mia vita dopo il primo intervento (che mi procurò pure un bel coma per via di un farmaco) testimonia che non è quello il problema.
In sincerità ci vuole molta più forza a rinunciare a qualcosa che piace rispetto a non rinunciarci affermando che nulla ci ferma. Ma la realtà è che non abbiamo la forza di dire stop.

Mio caro Grifo probabilmente in maniera un po' frettolosa ho detto la mia, e ora leggendo quello che hai scritto capisco di essere stato un po' avventato. Purtroppo e questo è un mio difetto, quando sento di qualcuno che lascia il mondo motociclistico per sua scelta e questo anche se non lo conosco, anche se non l'ho mai visto, me ne dispiaccio.
Perché immedesimandomi, mi faccio un po' coinvolgere, e allora me ne esco con i miei discorsi che dovrebbero o vorrebbero essere quanto meno positivi.
Ma dietro ogni scelta c'è un pensiero.